Il Sangiovese scorre abbondante sulle tavole della Romagna. Il Sangiovese è un prodotto importante della tradizione romagnola ed uno specchio del territorio e dell’orgoglio locale. Pur rappresentando una grande risorsa per la viticoltura italiana in genere, dal momento che il vitigno sangiovese è assai diffuso a livello nazionale e concorre alla produzione di vini di grande forza e sapore come, ad esempio, il Chianti ed il Brunello di Montalcino, il sangiovese è romagnolo di nome e di fatto. Si dice che il sangiovese della Romagna contenga il carattere dei romagnoli: franco, esuberante, schietto robusto ed ospitale e nello stesso tempo ruvido, all’esterno, ma sincero e delicato, all’interno. Il sangiovese di Romagna Doc viene prodotto da uve raccolte in un’ampia zona collinare compresa nelle provincie di Bologna, Forlì–Cesena, Rimini e Ravenna ed è stato il primo ad essere riconosciuto tra i vini Doc nel comprensorio romagnolo. La Doc prevede le tipologie Novello, Superiore e Riserva. Il vino novello, ottenuto con almeno il 50% di vino proveniente dalla macerazione carbonica delle uve, è un’esplosione di profumi, colori ed esuberanza giovanile. Il sangiovese può portare la qualifica Superiore se le uve provengono da un’area limitata all’interno della zona di produzione e garantiscono al vino una gradazione alcolica minima del 12% e può essere messo in commercio solo a partire dal I° aprile dell’anno successivo alla vendemmia, mentre con 2 anni di invecchiamento può portare la qualifica Riserva. La produzione del sangiovese di Romagna Doc prevede la pigiatura delle uve, che vengono messe a fermentare e a macerare con la vinaccia. Finita la macerazione, la svinatura permette la separazione delle bucce e dei vinaccioli dal mosto-vino. A questo punto il vino viene travasato più volte, per eliminare eventuali sostanze solide e in seguito avviato all’affinamento e all’invecchiamento. Al termine di questo periodo, il vino, viene stabilizzato e infine imbottigliato. Le prime notizie storiche sul vitigno sangiovese risalgono al 1600, mentre il suo nome (in dialetto “sanzve’s”) sembra derivare dal “Monte Giove”, una collina che si trova presso Sant’Angelo di Romagna. La tradizione è affidata ad una leggenda locale secondo la quale i frati cappuccini del convento di Sant’Angelo, che tra le altre cose coltivavano la vite e producevano un favoloso vino rosso, un giorno ospitarono nel loro convento, un illustre personaggio. I frati offrirono all’ospite il loro vino. Questi, gradì tale vino e ne chiese il nome, mettendo i frati in imbarazzo poichè‚ non avevano mai pensato di dargli un nome. Uno dei monaci, però, con prontezza di spirito disse che il vino si chiamava Sanguis Jovis (Sangue di Giove), nome che nei secoli si mutò in “Sangue di Giove” e poi in “sangiovese”. Il sangiovese è il simbolo dell’Ente Tutela Vini di Romagna, consorzio di produttori sorto nel 1967 con lo scopo di tutelare e valorizzare i Vini di Romagna e vigilare sulle DOC. L’Ente lega, inoltre, la sua immagine a quella del Passatore, leggendario brigante del 1800. Caratteristiche: colore rosso rubino, talora con orli violacei; profumo vinoso, , arricchito da un profumo delicato che talvolta ricorda la viola, sapore asciutto, armonico, talvolta leggermente tannico, con retrogusto gradevolmente amarognolo. Abbinamenti: Il sangiovese di Romagna Doc si abbina bene ad antipasti a base di salumi, a piatti a base di carni rosse, arrosti misti e grigliate, a primi piatti di pasta secca o ripiena con sughi di carne e pomodoro, a parmigiano e grana stagionati e formaggio di fossa. Il sangiovese superiore è più adatto a pietanze come brasato, selvaggina di piuma e faraona. Va servito a temperatura di cantina.