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Poesia | L’estate di San Martino

L’insteda ad San Marten di Mario Tonini

E vo dì cheld, e vo dì sol l’insteda,
e pò andé nud e schelz e por sgraziid,
insoma e purett e pò fé’sa poc vistid,
e temp enché se piov tent u ni beda.
La richeza più bela fors per la persona
specialment sl’ha poc l’é la stason bona.
Una legenda la perla propia ad quest,
ic la raconta si predga ad San Marten
che cumé rumen l’era Un che steva ben,
in più Cavalier e l’ha fat un bon gest.
Uj n’eva un sol, uj bsugneva du mantel
mo tla necesità l’ha fat sa quel.
La figura la ce fa veda sora e su caval
intent che e mantel s’la speda e taja,
chisà s’l’é vera mo e significhed un sbaja,
un Tu Fradel a tera tat dmand-mai chi saral?
Se us fa veda te bsegn dai un’uceda,
ad San Marten e pò es quel la Vera Insteda.

Vuol dire caldo, vuol dire sole l’estate,
può andare nudo e scalzo ill povero disgraziato,
insomma ii povero può fare con pochi vestiti,
il tempo anche se piove tanto non ci bada.
La richezza più bella forse per la persona
specialmente se ha poco è la stagione buona.
Una leggenda parla proprio di questo,
ce la raccontano se predicano di San Martino
che come romano era Uno che stava bene,
in più Cavaliere ed ha fatto un buon gesto.
Ne aveva uno solo, gli servivano due mantelli
ma nella necessità ha fatto con quello.
La figura ce lo fa vedere sopra il suo cavallo
intanto che il mantello con la spada taglia,
chissà se é vero ma il significato non sbaglia,
un Tuo Fratello a terra ti domandi mai chi sarà
Se si fa vedere nel bisogno dagli un’occhiata,
di San Martino può essere quello la Vera Estate.

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